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Prometeo

In una società materialista abbiamo dimenticato la nostra materia, sempre di corsa la testa piena di tante cose superficiali abbiamo dimenticato che la nostra essenza è portata da una materia ecologica riciclabile e sopratutto ogni giorno va verso la sua fine. Non è l’oggetto che deve essere usa e getta, ma siamo noi la materia usa e getta naturale. Nonostante l’importanza di ogni essere, nessuno non dovrebbe essere una fine in sé, ognuno è un veicolo per l’umanità. Siamo una materia fragile e temporanea la cui essenza d’Uomo è perenna.
Siamo in itinere, opere di noi stessi. Lungo la nostra vita ci costruiamo, nutriamo un essere che fa parte di un insieme culturale il tutto in un insieme più grande. Siamo un micro elemento del tutto, chi crede essere una fine in sé sbaglia, siamo solo un supporto della vita. Questa fragilità da un valore che va sprecato se non viviamo pienamente questo frammento di tempo a noi concesso.
Per Hubert Reeves esiste una forma di intelligenza che possiamo identificare nel concetto che chiamiamo la Natura. Mi ritrovo molto nel suo discorso che segue da poco quello di Rodin che ci invita ad averla come unica « Dea ». Facciamo parte di un macrocosmo, qualche volta ne abbiamo coscienza e abbiamo paura, vedere è vertiginoso.
Quando lavoro con la creta, mi capita di perdere il mio pensiero nella terra fino a vederlo guardarmi in faccia. Mi rinfaccia il mio proprio pensiero con il volto di qualcun’altro nella terra. Vertiginoso e strano.
Questo lavoro sul tema di Prometeo, per il quale siamo tutti bozzettoni, ci raconta che siamo parte temporanea di un grande tutto. È un’opera che ci parla di ecologia, di cultura, e di consapevolezza.
Se l’Arte deve essere utile, potrebbe consistere a svegliare il ribello in ogni tempo, dobbiamo ribellarci contro l’inquinamento e proporre una arte che ci fa tornare alla Natura. Il materiale scelto per un opera, oltre a contenere il concetto da esprimere, oltre a rendere visibile la plastica della forma, deve dialogare tanto con il concetto stesso quanto con il fruitore.
Tecnicamente, ciò che vedete nelle foto per una parte non esiste più, non ha superato la cottura ed imparo dalla sconfitta una forma di perseveranza. Il lavoro frammentato continua a comunicare. Il suo discorso però è diverso e racconta come e quanto ho amato lavorare, quanto l’amicizia può essere immortalata, quanto il luogo di concezione l’Aula19 è stato per il tempo corto di vita dell’opera il suo tempio provvisorio. Per me l’A19 è stata durante il triennio il grembo di un pensiero attivo e prolifico che oggi è nato per seguire altre vie. Il pensiero contenuto in quel frammento di Prometeo sta ancora vivo, in parte nei pezzi rotti, in parte nella mia mente per un progetto nuovo…
Modello Pietro Giannetti.
Creta Maggio 2022
Cotto Luglio 2022

la bellezza del diavolo, istante di grazia del lavoro in itinere
il fascino della sconfitta: quando l’opera sopravvive nonostante fosse distrutta

Ritratto in bronzo “il pensiero”

L’itinere di questo ritratto inizia a novembre 2021 con uno studio al vero di Filippo, collega scultore, a lezione di scultura di Stefano Patti. In riassunto si tratta di un cotto a partire del quale si è fatto uno stampo nello scopo di trarne un positivo in cera con Luca Bianchini al corso di tecniche di fonderia. l’opera che faccio vedere oggi è la “prova d’autore 1” in bronzo patinato, ottenuto con fusione a cera persa. Ogni positivo è un opera in sé perché ci devo fare ritocchi e firmarlo, che sia in gesso in cera in bronzo. Questo processo consente di accettare commissioni a numero limitato di opere in bronzo o altro materiale, ogni opera è datata numerata e firmata. Il bronzo è una materia d’eccellenza che si ottiene secondo un processo bene definito, non è una cosa fai da te ne una resina metallizzata, è pure un mestiere molto duro con delle spese elevate di materia prima e laboratoriale quindi io non affiderei il mio lavoro a qualsiasi ma a uno specialista dell’arte. Lo specifico perché capita di trovare scritto “bronzo” su un manufatto di resina patinato come un bronzo ma non è assolutamente la stessa cosa. Il bronzo è una tecnica che riceviamo dall’antichità, Firenze ha contribuito alla sua espansione nell’era moderna grazie a Donatello Giambologna tra l’altro e si è sempre utilizzato in arte e artigianato.
Per tornare al mio “pensiero” in bronzo, vorrei condividere quell’emozione grande e bella di vederlo in bronzo. Tradurre un “pensiero” si fa con le lettere cosi come con la materia, in quel caso non è più letteratura ma scultura.

L’opera “il pensiero” 2022 Bronzo patinato
Giovedì 30 giugno 2022. Ultima lezione dell’ultimo giorno di triennio di scultura, patinatura del bronzo con Luca Bianchini professore di tecniche di fonderia all’Accademia di Belle Arti di Firenze.

⚜️🥰 Materia del fuoco materia eterna materia innocuo per l’ambiante materia di Donatello materia della passione … noi siamo temporanei il bronzo no 🖤
L’opera “il pensiero” rappresenta un giovane scultore che si interroga sul suo futuro, ho ideato l’opera nella biblioteca Laurenziana disegnata da Michelangelo. Il tormento …
Ogni volta che firmo un opera d’arte ci lego il nome di mio padre.

Ritratti in cotto

Questi due, Filippo e Simona, l’ombra e la luce, il pensiero e la speranza, le ho immaginato quasi insieme. Almeno quando ho immaginato la luce, la speranza, era per fare opposizione al precedente più oscuro. Come per una scatola di Pandora, era necessario lasciare scappare un po di speranza. Dopo mesi, lui in attesa in aula di fonderia per la traduzione in bronzo, lei in attesa di cottura, infine le posso vedere insieme, e funziona. Quanta gioia di vederli infine insieme, questa foto è un attimo di felicità. L’essenza della fotografia!
La cottura è sempre un momento critico e una gioia. Il colore della creta è grigio scuro quando è bagnato ciò che da un aspetto pieno e vivo grazie all’acqua, e mentre si asciuga la creta si ritira diminuisce e chiarisce. Il colore arancione conferisce alla ritrattistica una dolcezza che ritorna a dare una certa forma di vita alla terra. Il cotto quindi sembra più vivo che il crudo, anche se non si può essere più secco! Il ritratto del Patti rimane in cotto senza patina per ora lo lascio cosi, mentre i due altri sono rifiniti con una cera per cotto. Questo colore aggiunge all’espressone del Patti una dimensione ancora più serena.

Mostra “Anatomia artistica” ABAFI

ready made con un gesso dell’accademia, copia di un particolare del partenone

MOSTRA Aula A25 Accademia di Belle Arti di Firenze ANATOMIA ARTISTICA
Istallazione del piede di marmo con un gesso che riferisce al materasso che fece il Bernini per l’Ermafrodito oggi al Louvre

NOSTRA A25 Accademia di Belle Arti di Firenze ANATOMIA ARTISTICA
ready made con un gesso che riferisce al materasso che fece il Bernini per l’Ermafrodito oggi al Louvre

Questa preghiera è un ringraziamento a Camille Claudel, che paradossalmente essendo francese ho conosciuto sul tardi. Secondo la legenda, avrebbe buttato di rabbia un piede di marmo nella Seine, tesoro non ancora rivenuto e che fa sognare. Il riferimento non si ferma al gioco di parole sul piede e percorso o passo avanti, ma proprio al fatto che abbiamo quasi la stessa età in cui il suo percorso si è fermato per forza in manicomio quando il mio è iniziato in accademia.
Quando si pensa che è morta quasi trent’anni dopo, in condizioni orrendi di fame sotto guerra, vorrei immaginare cosa avrebbe fatto successivamente se fosse stata in buona salute, quanta bellezza avrebbe potuto ancora produrre, quanta « maestria » avrebbe raggiunto.
Il mio professore Very, a chi avevo racontato la gioia di sperimentare la tecnica del marmo a scuola, mi aveva risposto una bellissima lettera nella quale raccontava come un bambino avesse chiesto con innocenza alla Claudel » come sapevi che ci fossero quelle persone dentro al sasso? » . Tutto l’arte in una semplice domanda…
La compassione non è sola a nutrire l’ammirazione, ma perché è stata una donna della sua epoca, ribella appassionata come lo dobbiamo essere tutte per avere fede in noi stesse, in un tempo corto è vissuta come un astro fulgente bruciandosi per illuminarci.
Molto più umilmente, il mio piede di marmo occupa uno spazio concettuale circoscritto tra l’opera d’arte accessibile a tutti e l’Anatomia artistica in ciò che ha di molto intimo. Spesso, sorprendo qualcuno che lo accarezza, e, secondo il mio spirito del momento e quanto mi è simpatica la persona, o mi arrabbio di questa familiarità inaspettata, oppure ne rido e penso : «  stai accarezzando amorevolmente il mio piede » …

Ready made con un gesso dell’accademia, copia della Nike di Samotrace
Impronta nel verde
In itinere, quasi finito
in itinere alla gradina
inizio con subbia
il modello …
esame di tecnica del marmo in aula di Francesco Roviello a luglio 2022

Ritratto di Stefano Patti

Ritratto al maestro Stefano Patti, fatto nella sua classe a lezione di scultura del’Accademia di belle Arti di Firenze. Per concludere il mio triennio avevo piacere ritrarre il mio professore, tra pochi anni andrà in pensione era più che ora dedicargli un ritratto, ma anche per portarmi via un po di lui per sempre. Il suo maestro Antonio Berti gli aveva fatto il ritratto quando era allieve, opera intitolata “giovane mediterraneo”, ora al museo di Stia, ed è cosi che ho iniziato il lavoro con la pressione di misurarmi al grande Berti! Senza dubbio non potevo fare ne meglio nemmeno cosi bene, mi sono impegnata a fare il meglio possibile divertendomi tantissimo. Di solito quando faccio un ritratto in creta ci passo molto tempo, alla ricerca della verità, alla ricerca di un ideale, alla ricerca di un microcosmo in cui spesso mi perdo. L’argilla ha questo di bello è che ci lega alla terra in un modo proprio religioso, la terra l’acqua la vita e noi per cosi poco tempo qui insieme. Ora è in cottura, nella pancia del mostro caldo che ogni tante rendre briciole sperando che fuoriesca integro nel arancione del cotto.

I ritratti e i modelli Simona Scarcelli e Stefano Patti, in buona compagnia si lavora sempre bene … grazie a voi due!

Medusa verde

Questo bassorilievo data di 2019, l’avevo fatto per allenarmi in previsione dell’esame d’ingresso all’accademia. Quindi l’ho fatto senza avere ricevuto nessuna lezione ciò che spiega le imperfezioni tecniche che hanno occasionato le rotture. Il modello originale è un disegno che avevo fatto a scuola d’arte a Parigi nel 1991 che sta al muro della mia stanza di lavoro, disegno al vero di un gesso del medaglione in bronzo di Perlan che ornava il portone del comune di Parigi fino al 800. Comunque anche “bruttino” questo lavoro è importante per me perché segna un momento chiave nel mio percorso, un passaggio tra l’autodidatta e la studentessa, un passaggio tra l’utilizzo di materie contemporanee e potenzialmente dannose per l’ambiante e la conoscenza di tecniche antiche di materie eterne e senza dubbio molto più sane. Ho scelto come colore di verde scuro a seconda cottura per impermeabilizzare il cotto che senza rimarrebbe poroso. Questa cristalline, oltre al fatto di abbellire di un colore verde un volto con acconciature di serpenti, gli conferisce anche un aura luminosa e tenebrosa allo stesso tempo. Il fascino che risale dell’intervento mi seduce molto e mi da voglia di sperimentare ancora smalti sul figurativo. Già dal mio arrivo a Firenze sono molto ammirativa dei rilievo di Della Robbia con le sue Madonne smaltata di bianco, ma dopo avere visitato il museo della ceramica à Faenza e quello personale di Zaulì il mio desiderio è tirato tra figurativo e informale cioè la materia per se stessa e la poesia che contiene da liberare. Tante cose da sperimentare ora invadono il mio pensiero, mentre chiudo i pacchi alla fine dell’anno scolastico.

Sito del museo che ospita l’originale di Perlan:
https://www.parismuseescollections.paris.fr/fr/musee-carnavalet/oeuvres/tete-de-meduse-mascaron-de-la-porte-de-l-ancien-l-hotel-de-ville#infos-secondaires-detail

Disegno scolastico 1991 EDTA SORNAS PARIGI

Pezzo di puzzle cerca relazione artistica

Particolare del Partenone di Gracia in coppia di gesso fatta da Antonio Canova per il Belle Arti di Firenze, e il mio piede!

Pezzo di puzzle cerca relazione artistica per anacronismo poetico temporaneo.
Particolare del Partenone di Gracia in coppia di gesso fatta da Antonio Canova per il Belle Arti di Firenze, e il mio piede!
Istallazione provvisoria nel chiostro dell’Accademia. Piede di marmo fatto per il corso di tecniche del marmo del Prof.Roviello.