A l’era della de-materializzazione dell’opera d’arte, cioè produrre una scultura senza materia senza lavoro manuale e senza impatto ecologico, io metto il tempo in barattoli. In un tempo in cui l’assurdo occupa un tale spazio, io valorizzo la materia del vuoto. Materializzare il tempo sotto forma di frammenti, di schegge di marmo raccolte in fine giornata, valorizza il rifiuto in qualità di quanto occupa uno spazio, di quanto tempo ci vuole per liberarlo, e valorizza i rifiuti di marmo quanto sono frammenti di Natura. Il volume pieno, l’opera stessa, corrisponde al « non tempo », al non divisibile ed eterno … finché sta al riparo della violenza del tempo o della mano umana. Ora che si può « vedere » il tempo nel baratolo, solo una piccola parte, un assaggio, possiamo pensare al significato vero cioè al valore del tempo che dedichiamo alla nostra arte, al valore del tempo accademico. Da dibattere …
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Riciclo cerchio virtuoso?
La scatola di conserve di solito contiene una cosa nascosta, buona dentro brutta fuori.
Qui il contenente non esiste e il contenuto ci è rivelato come materia e forma.
Ciò che dovrebbe essere il prodotto ideale, un contenuto autonomo, perché non c’è più scatola da riciclare però … bisogna riflettere su ciò che è veramente.
Auto derisione = sono le mie perle distrutte mezze mangiate dal topo che ora sono riciclate dentro alla scultura di resina, prodotto bi-componente chimico non riciclabile.
L’opera ci interroga sul concetto stesso di riciclo. Se riciclo una materia dannosa in un prodotto non riciclabile aggiungendo materia dannosa cosa ho risolto infine ????